In una stazione della metropolitana
L’apparizione di questi volti nella folla;
Petali su un ramo bagnato e nero.
-Ezra Pound

L’imagismo nacque in Inghilterra e in America all’inizio del ventesimo secolo. Un movimento reazionario contro il romanticismo e la poesia vittoriana, l’imagismo enfatizzava la semplicità, la chiarezza di espressione e la precisione attraverso l’uso di esigenti immagini visive.

Anche se Ezra Pound è noto come il fondatore dell’imagismo, il movimento era radicato nelle idee sviluppate per la prima volta dal filosofo e poeta inglese T. E. Hulme, che, già nel 1908, parlava di poesia basata su una presentazione assolutamente accurata del suo soggetto, senza eccessi di verbosità. Nel suo saggio “Romanticismo e Classicismo”, Hulme scrisse che il linguaggio della poesia è un “concreto visivo….Le immagini nei versi non sono mera decorazione, ma l’essenza stessa”

Pound adattò le idee di Hulme sulla poesia per il suo movimento imagista, che iniziò sul serio nel 1912, quando introdusse il termine nel lessico letterario durante un incontro con Hilda Doolittle. Dopo aver letto la sua poesia “Hermes of the Ways”, Pound suggerì alcune revisioni e firmò la poesia “H. D., Imagiste” prima di inviarla alla rivista Poetry nell’ottobre di quell’anno. Quel novembre, Pound stesso usò il termine “Imagiste” a stampa per la prima volta quando pubblicò i Complete Poetical Works di Hulme.

Un filone del modernismo, l’imagismo mirava a sostituire le astrazioni con dettagli concreti che potevano essere ulteriormente esposti attraverso l’uso della figurazione. Queste poesie tipicamente brevi, in versi liberi – che avevano chiari precursori nelle concise poesie incentrate sull’immagine degli antichi lirici greci e dei poeti giapponesi haiku – si allontanavano dai metri fissi e dalle riflessioni morali, subordinando tutto a ciò che Hulme una volta chiamò “l’immagine dura e secca”.

La definizione di Pound dell’immagine era “ciò che presenta un complesso intellettuale ed emotivo in un istante di tempo”. Disse: “È la presentazione di un tale ‘complesso’ istantaneamente che dà il senso di liberazione improvvisa; quel senso di libertà dai limiti del tempo e dello spazio; quel senso di crescita improvvisa, che sperimentiamo in presenza delle più grandi opere d’arte.” Nel marzo 1913, Poetry pubblicò “A Few Don’ts by an Imagiste”. In esso, il poeta imagista F. S. Flint, citando Pound, definiva i principi della poesia imagista:

I. Trattamento diretto della “cosa”, sia soggettiva che oggettiva.
II. Non usare assolutamente nessuna parola che non contribuisca alla presentazione.
III. Per quanto riguarda il ritmo: comporre in sequenza della frase musicale, non in sequenza del metronomo.

Nel 1914 fu pubblicata Des Imagistes (A. e C. Boni), un’antologia raccolta e curata da Pound, che raccoglieva lavori di William Carlos Williams, Richard Aldington, James Joyce e H. D., tra gli altri. Dalla primavera di quell’anno, tuttavia, le dispute avevano cominciato a fermentare tra il movimento riguardo alla leadership e al controllo del gruppo. Amy Lowell, che criticava Pound per quella che pensava fosse una visione troppo miope della poesia, assunse la leadership del movimento e dal 1915 al 1917 pubblicò tre antologie, tutte intitolate Some Imagist Poets, ma a quel punto Pound si era dissociato dall’imagismo, chiamandolo derisoriamente “Amygismo”; Pound invece si appropriò del suo imagismo in una nuova filosofia, il vorticismo, sostenendo che “l’immagine non è un’idea. È un nodo o un ammasso radiante; … un VORTICE.”

Entro il 1917, anche Lowell cominciò a prendere le distanze dal movimento, i cui principi alla fine furono assorbiti nel più ampio movimento modernista e continuarono a influenzare i poeti per tutto il ventesimo secolo.

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