Il californiano Tom Waits ha avuto una carriera notevole. Emerso all’inizio degli anni ’70 come un suonatore di piano imbevuto di whisky, sembrava che la sua carriera si stesse esaurendo all’inizio degli anni ’80. Ma si è reinventato con il clangore da discarica dell’eccellente Swordfishtrombones del 1983, e la sua produzione da quell’album fino a Mule Variations del 1999 è il suo picco.
Ho trovato gli album di Waits del XXI secolo spesso meno attraenti – la sua voce burbera è ancora più spessa, e sono spesso oscuri e poco invitanti. Ma più di qualsiasi altro artista della sua generazione, è rimasto una forza creativa vitale e rispettata. Ho saltato alcuni dei suoi album – in particolare la collaborazione con Crystal Gayle del 1982 One From The Heart e la colonna sonora The Black Rider del 1993.
- Tom Waits Albums Ranked from Worst To Best
- #17 – Foreign Affairs
- #16 – Heartattack and Vine
- #15 – Real Gone
- #14 – Alice
- #13 – Blood Money
- #12 – Nighthawks at the Diner
- #11 – Bad As Me
- #10 – Blue Valentine
- #9 – The Heart of the Saturday Night
- #8 – Frank’s Wild Years
- #7 – Small Change
- #6 – Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards
- #5 – Bone Machine
- #4 – Closing Time
- #3 – Mule Variations
- #2 – Swordfishtrombones
- #1 – Rain Dogs
Tom Waits Albums Ranked from Worst To Best
#17 – Foreign Affairs
1977
E’ insolito per un artista con una carriera così lunga avere il suo peggior album nei primi cinque anni, ma Foreign Affairs è un disastro. Ci sono tracce affascinanti come ‘Burma Shave’, ma anche strani esperimenti falliti come il duetto con Bette Midler in ‘I Never Talk to Strangers’.
#16 – Heartattack and Vine
1980
Heartattack and Vine fu l’ultimo album di Waits per Asylum Records. Senza la vena sperimentale dei suoi ultimi anni, i rocker bluesy suonano generici. Vale la pena rintracciarlo, comunque, per le stupende ballate come ‘Ruby’s Arms’ e ‘Jersey Girl’.
#15 – Real Gone
2005
Come Heartattack and Vine, Real Gone si concentra sul rock bluesy, ma il suo suono più sporco è molto più piacevole. Tracce come ‘Hoist That Rag’ e ‘Make It Rain’ sono grandiose, ma Real Gone dura troppo a lungo (72 minuti) con poche variazioni stilistiche.
#14 – Alice
2002
Alice fu scritta nei primi anni ’90 per una commedia su Lewis Carroll ma non fu registrata fino ad anni dopo. La splendida title track è una delle migliori canzoni di Waits, e ci sono altre bellissime ballate come ‘Fish and Bird’.
#13 – Blood Money
2002
Blood Money è un’altra colonna sonora, questa volta per un musical basato sulla commedia Woyzeck. Presenta il lato più grezzo della musica di Waits – poche ballate e molti rumorosi oom pah pah.
#12 – Nighthawks at the Diner
1975
Nighthawks è un album live con brani tutti nuovi, registrati con musicisti jazz. Ci sono canzoni notevoli come ‘Better Off Without A Wife’, con il grande verso “I don’t have to ask permission/If I want to go out fishing”. È anche notevole per i divertenti monologhi di Waits tra le tracce – avrebbe potuto fare una carriera come stand-up comedian.
#11 – Bad As Me
2011
Il più recente album in studio di Waits mostra la sua gamma stilistica, dalla ballata sentimentale di ‘Kiss Me’ allo stomp ribelle della title track. Le canzoni concise garantiscono un ascolto veloce e divertente.
#10 – Blue Valentine
1978
Blue Valentine è l’album di racconti di Waits, con vignette come ‘Christmas Card From a Hooker In Minneapolis’. La sua cover di ‘Somewhere’ da West Side Story è sorprendentemente toccante.
#9 – The Heart of the Saturday Night
1974
The Heart of the Saturday Night è il secondo capitolo della prima fase di Waits come cantautore di influenza blues. Se hai familiarità solo con i suoi dischi successivi, è sorprendentemente carino con voci (relativamente) morbide e bei pezzi come ‘Diamonds on the Windshield’.
#8 – Frank’s Wild Years
1987
Frank’s Wild Years è spesso considerato come la parte conclusiva di una trilogia, insieme a Swordfishtrombones e Rain Dogs. Manca l’entusiasmo sfrenato dei suoi predecessori, ma spesso è grande, come l’imitazione di Sinatra su ‘Straight To The Top (Vegas)’.
#7 – Small Change
1976
L’esplorazione della squallida vita notturna di Waits raggiunge un picco su Small Change, mentre la sua voce diventa sempre più lugubre. Interpreta un imbonitore di carnevale su ‘Step Right Up’, e c’è la ballata epica di ‘Tom Traubert’s Blues’.
#6 – Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards
2006
Orphans è un triplo CD che raccoglie canzoni rimaste e nuove registrazioni, organizzate per genere in brawlers, bawlers e bastards. C’è un sacco di grande musica in questo set, ed è facilmente il più essenziale degli album di Waits del 21° secolo.
#5 – Bone Machine
1992
Come Frank’s Wild Years, Bone Machine offre un giro diverso sul suono che Waits aveva sviluppato su Swordfishtrombones. Questa volta, gli arrangiamenti sono molto semplici; la maggior parte di queste canzoni hanno solo due o tre tracce di strumenti, spesso una chitarra, un basso e percussioni grezze. Il suono semplice si presta sia a rocker propulsivi come “Goin’ Out West” che a canzoni strappalacrime come “Whistle Down The Wind”, e Bone Machine è un’altra entrata molto solida nel forte catalogo di Waits degli anni ’80 e ’90.
#4 – Closing Time
1973
La carriera di Tom Waits inizia con quello che è probabilmente l’album più diretto del suo catalogo, una collezione relativamente tranquilla di ballate jazzistiche per pianoforte. Con la sua voce meno rauca di sempre e una tavolozza musicale limitata a strumenti convenzionali, l’attenzione qui è concentrata sulla sua scrittura e la maggior parte di queste canzoni sono formidabili. Mentre Closing Time è in gran parte centrata sullo stile jazzistico del piano, ci sono anche accenni di rock della West Coast (gli Eagles avrebbero poi fatto una cover del brano di apertura ‘Ol 55’) e di country, mentre ‘Ice Cream Man’ porta un groove in levare e un testo impertinente. Liricamente, Waits sta stabilendo un’immagine come un crooner amoroso, alcolizzato, da bar a tarda notte, e se occasionalmente l’album scivola nel territorio del cliché, sia musicalmente che liricamente (‘Midnight Lullaby’), è abbastanza melodico e coerente da essere uno degli album più forti di Waits.
#3 – Mule Variations
1999
Mentre Tom Waits ha avuto una grande serie di album da Swordfishtrombones fino alla fine del XX secolo, Mule Variations è un highlight; è più divertente e vario dei sommessi Frank’s Wild Years e del serio Bone Machine. Mule Variations è la quintessenza dell’album di Tom Waits, con ballate al piano, blues stompers e pezzi più sperimentali.
#2 – Swordfishtrombones
1983
Tom Waits attraversò un grande cambiamento di carriera tra Heartattack and Vine del 1980 e Swordfishtrombones del 1983. Lasciò la Asylum Records per la Island, e sposò Kathleen Brennan, un’analista di sceneggiature. Brennan aveva gusti musicali avventurosi e introdusse Waits alla musica outsider come Captain Beefheart. Waits passò dagli arrangiamenti convenzionali di piano e chitarra all’utilizzo di texture insolite come l’harmonium, l’armonica di vetro, la cornamusa e la marimba, che a volte ricordano il compositore e costruttore di strumenti americano Harry Partch. L’arazzo di suoni da discarica continuerà per tutto il resto della sua carriera, e Swordfishtrombones è il disco cardine della discografia di Waits.
#1 – Rain Dogs
1985
Swordfishtrombones era un album fantastico, ma Waits lo supera con il suo seguito Rain Dogs del 1985. Rain Dogs abita lo stesso spazio musicale ispirato a Captain Beefheart, con una strumentazione insolita come marimbe e fisarmoniche, anche se c’è un cast più ampio di musicisti di supporto, in particolare con Marc Ribot e Keith Richards che contribuiscono come chitarristi. Liricamente Rain Dogs costruisce un mondo unico di emarginati sociali; “il capitano è un nano con un braccio solo” è la seconda riga del disco.
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