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I neonati autistici che hanno risposte estreme a viste, suoni o texture tendono ad essere quelli che si fanno del male da piccoli.
I ricercatori hanno presentato i risultati inediti oggi al meeting 2019 dell’International Society for Autism Research a Montreal.
“Se vedi un bambino che ha uno o più di quei tipi di comportamenti sensoriali all’inizio, quelli sono i bambini a cui potremmo voler prestare attenzione in termini di rischio di comportamenti autolesionistici”, dice Adele Dimian, un borsista post-dottorato nel laboratorio di Jason Wolff all’Università del Minnesota a Minneapolis, che ha presentato i risultati.
Circa il 25 per cento dei bambini con autismo si ferisce sbattendo la testa contro superfici dure, scaccolando la pelle, o mordendosi o pizzicandosi. Una volta che questi comportamenti diventano un’abitudine, sono difficili da trattare, dice Dimian.
Lei e i suoi colleghi hanno cercato i fattori che predicono l’autolesionismo. Hanno analizzato i dati di 149 ‘baby sibs’ – bambini ad alto rischio di autismo perché hanno un fratello maggiore con la condizione.
Quando i bambini avevano 12, 24 e 36 mesi, i loro genitori hanno compilato questionari sulla reattività sensoriale del loro bambino, la ricerca sensoriale e comportamenti ripetitivi; i comportamenti ripetitivi includevano comportamenti autolesionistici così come comportamenti motori come hand-flapping. I ricercatori hanno anche misurato le capacità cognitive dei bambini utilizzando un test chiamato Mullen Scales of Early Learning. Hanno diagnosticato a 41 dei bambini l’autismo all’età di 3 anni.
Pronti a ferire:
Circa il 39 per cento dei bambini fratelli impegnati in autolesioni a 12 mesi di età; quella cifra è scesa a circa il 35 per cento a 24 mesi e il 22 per cento a 36 mesi. I bambini con diagnosi di autismo avevano quattro volte più probabilità degli altri di ferirsi.
Circa la metà dei bambini di 12 mesi ha messo in atto una delle forme più comuni di autolesionismo: “colpirsi contro la superficie”. Questo comportamento è scomparso con l’età in quelli senza autismo, ma persisteva in quelli sullo spettro.
“Questo è qualcosa a cui vogliamo prestare attenzione, piuttosto che sperare che vada via”, dice Dimian.
Altre forme di autolesionismo, come scaccolare la pelle e graffiare, si intensificavano con l’età tra quelli con autismo. “Come lo sviluppo motorio dei bambini diventa più sofisticato, potremmo vedere emergere forme diverse”, dice Dimian.
I ricercatori hanno usato un’analisi statistica per identificare quali fattori, a 12 mesi, predicono l’autolesionismo a 36 mesi. Il più forte predittore è il comportamento motorio ripetitivo, che aumenta le probabilità di autolesionismo del 96%. Altri predittori includono un basso punteggio sul Mullen, o mostrando troppa o troppo poca risposta all’input sensoriale.
Dimian dice che lei e i suoi colleghi mirano a usare queste informazioni per modellare il rischio di autolesionismo e aiutare i medici a prevenirne l’insorgenza.
Per ulteriori relazioni dal meeting annuale 2019 della International Society for Autism Research, clicca qui.